Viaggiando dentro la nebbia

Disma Blog

Viaggiando in macchina, non sempre vedi la strada aprirsi davanti a te, a perdita d’occhio, che chiede solo di essere seguita: ci sono delle volte in cui la pioggia, la nebbia o il buio riducono a tal punto la visibilità da rendere quasi impossibile “prevedere” il percorso a più di poche decine di metri. Capita poi che in questa situazione, come se non bastasse, ci si trovi dietro ad un furgone, che – disdetta! – non permette di sbirciare attraverso per vedere cosa c’è davanti a lui.

Non so a voi, ma a me questa situazione ha sempre messo molto a disagio. Perché non vedere com’è la strada davanti, non poter guardare attraverso il veicolo che mi precede, mi dà la sensazione di essere cieco.

Anche la vita a volte è un po’ così: ci sono i periodi in cui ti è tutto abbastanza chiaro, e quelli in cui invece non hai la minima idea di dove la strada stia portando, non riesci a vedere più in là di 20 metri. E mi sono accorto che proprio in quei casi il furgone che ci precede diventa fondamentale, e non un ostacolo. Quando accelera, puoi accelerare anche tu; ma se frena, devi frenare anche se non sai perchè (che fastidio!). Ti devi fidare, affidare, devi seguire quel furgone invece che decidere tu come procedere. Il passo è fatto dal furgone, freni se lui frena, aumenti se lui aumenta. All’inizio può sembrare una seccatura, una riduzione della mia autonomia, ma – fatti due conti – quando c’è la nebbia e non si vede un tubo io preferisco aver davanti il furgone da seguire piuttosto che procedere alla cieca senza nemmeno vedere le curve.

Ecco, la dinamica del furgone andrebbe tenuta presente anche nella vita, soprattutto in quei momenti confusi in cui proprio non ci riesce di vedere con chiarezza come si snodi la strada davanti a noi. In quei momenti, il furgone da seguire diventa l’unica possibilità di non uscire di strada. Anche se seguirlo vuol dire ammetere di non vedere un tubo, anche se seguirlo vuol dire accettare di fare quello che fa lui, anche se non sappiamo perchè, fidandoci del fatto che se frena ci sarà un motivo, per quanto a noi possa sembrare assurda la frenata.

Credo che non dovremmo soltanto ringraziare dei furgoni che in certi momenti ci coprono la visuale e ci “guidano”, ma anche che dovremmo andarceli a cercare, in certi momenti “bui” della vita.

Chissà perchè, invece, abbiamo sempre quella resistenza a farci guidare.

3 Commenti

  1. Bellissima l’immagine del furgone da seguire…
    La nebbia!!!
    a me ha sempre affascinato… a un che di Mistero.
    La nebbia nel suo essere velata, ha la capacità di chiederti pazienza davanti alla realtà, è quella cosa che fa desiderare di vedere cosa nasconde oltre. Sai che al di là c’è qualcosa, qualcuno… vedi e godi già una parte… ma ti viene chiesta la pazienza, e nel suo passare del tempo, con la tua costanza nell’attesa o nell’andare avanti, svela a poco a poco ciò che c’è oltre.
    Ti mostra la fisionomia di ciò che nasconde… ma piano piano te la scopre ai tuoi occhi… E quando tu sei più vicino o quando si è diradata vedi la bellezza che ti attendeva e attendevi.

  2. “E’ dunque possibile salire la montagna, tenendo desta la speranza lungo la via, benché la meta non si veda ancora. La meta si è fatta via: c’è sempre qualcuno più avanti che ha già la faccia inondata di luce. Non vediamo il sole, ma vediamo la sua faccia illuminata. Non siamo ancora pronti per la vista diretta del sole, ci accecherebbe. Se però guardiamo chi lo guarda, riceviamo già parecchia luce e cominciamo ad adattare i nostri occhi al suo splendore. (…) La faccia dell’amico più avanti ci persuade che il cammino è possibile anche per noi e ci fa procedere più speditamente.(…) E più vediamo, più cresce il desiderio di vedere, così che la marcia, prima faticosa, si trasforma in una corsa gioiosa e agile, alimentata da ciò che pregustiamo iniziando a salire.”

    “Riflessioni sulla speranza” – M.C.

  3. Nei viaggi verso Maratea o Praia a Mare, abbiamo incontrato tante deviazioni tra cui alcuni contadini che ci tagliavano la strada e si bloccavano davanti a te con “carrozzini” pieni di tutto. Il motivo delle litigate in auto in quell’istante era “non troveremo posto in spiaggia” o “cosa avete fatto tutto questo tempo?
    Cosa abbiamo fatto tutto questo tempo? Domanda difficile. Ma la cosa più bella che ci si poteva chiedere era: Com’è andata la serata? … anzi Con chi è andata la serata? e se fosse stato così quel “carrozzino” diventava fondamentale perchè ti aiutava e ti guidava prima di immergerti nel caos che ti avrebbe fatto dimenticare tutto.

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