Cari genitori…

Pubblichiamo un commento che un nostro lettore ha lasciato sotto l’articolo “Malati perché non accettiamo il limite”. Ci sembra un giudizio molto acuto soprattutto perché scritto da un ragazzo di 22 anni. L’autore non ha firmato il suo commento però se volesse saremmo felici di conoscere il suo nome. 

Il problema per noi ragazzi è che siamo immersi in una società in cui, costantemente, ci bombardano, giorno e notte con “Tu puoi essere e fare tutto ciò che vuoi” quando non è così.

Prosperi afferma di restare colpito […] perché ogni insuccesso e ogni esperienza del proprio limite diventa, per noi giovani, una tragedia o motivo di “depressione”… E’ una tragedia perché, ogni fallimento, soprattutto i primi che un ragazzo può vivere, sono la presenza di una realtà che è oltre noi. Con “oltre noi” intendo il fatto che è un qualcosa che non possiamo gestire, comandare o organizzare a 360 gradi noi. Se sono innamorato di una ragazza e quella dice “no”, si entra in crisi, perché? Perché siamo cresciuti nella società in cui ci si dice che “se vuoi una cosa, va e prenditela, contro tutto e contro tutti”.

Siamo cresciuti senza nessuno (nella maggior parte dei casi) che ci dicesse “Belli miei, se la tipa che vi piace dice no, è no.” Sicuramente per un ragazzo, soprattutto in giovane età, in cui si sente Dio, si sente invincibile, è un duro colpo avere qualcuno che gli dica così. Ma meglio uno che sia leale con noi, che ci tiri fuori dal nostro mondo delle favole, che una società che ci illude di poter avere e fare tutto. Quando così non è.

E causa di questo, mi dispiace dirlo, sono anche i “genitori moderni”, pronti a soddisfare qualsiasi voglia o desiderio dei propri figli pur di farsi “amare”, pur di farsi “voler bene” dai figli, […] invece credo che il ruolo di un genitore non sia quello di “FARSI voler bene” dai propri figli, ma “VOLERE il bene dei figli”, e volere il loro bene significa anche metterli in punizione se prendono un brutto voto a scuola e non andare dal professore e incazzarsi perché il proprio figlio ha preso una insufficienza… perché oggi si fa così. Ringrazio Dio quando sento dei genitori, come i miei, che non giustificano in tutto e per tutto i propri figli.

Se prendiamo 4, è perché non abbiamo studiato. Non c’è altra scusa che tenga, cari genitori, mi dispiace se alcuni di voi sono convinti del contrario (ovviamente parlo in generale, poi ci sono anche i casi particolari, ma credo che siano una minima parte).

Tanto, scusate se ve lo dico, noi ragazzi, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, vi “odieremo” comunque, sarete comunque, per certi aspetti “nostri nemici” (come è giusto che sia!!) e “evitare” questo duello con noi, facendoci sentire Dio (insieme ad una società che ce lo ripente continuamente), spianandoci la strada, servendoci tutto su un piatto d’argento, NON CI AIUTA. Lasciateci faticare e sudare per prende un 8 a scuola… perché anche la fatica fa parte della realtà, ed oggi, il mondo che ci circonda vuole farcelo dimenticare, e quando ci ritroviamo a dover sudare per ottenere qualcosa, cadiamo in depressione!! Perché? Perché nessuno ci ha mai insegnato di dover faticare per raggiungere qualcosa!

Se la tipa che mi piace mi dice no, insegnateci a capire che non possiamo “averla” (molti femminicidio nascono da questo!!!). Metteteci di fronte alla realtà, perché sicuramente a 15,16,17 anni non lo capiremo, ma lo capiremo dopo perché prima o poi la realtà si presenterà a noi! E dopo, presa coscienza di questo state pur certi che, noi figli, diremo: “Che grandi sono stati i miei genitori” e perché lo diremo? Perché ci avete messo di fronte alla realtà così com’è. Perché non avete contribuito, insieme, alla società ed al pensiero di moda, a non farci sentire Dio. Perché ci avete insegnato a stare di fronte a un limite (lo starci di fronte è una palestra, perché non si impara dall’oggi al domandi a stare di fronte a dei limiti).

E’ molto più doloroso e “traumatico” per noi ragazzi affrontare l’impatto con una realtà che si presenta a noi in maniera violenta (quando ci rendiamo conto che non possiamo essere tutto, che non possiamo fare tutto, che non siamo Dio), che affrontare la realtà passo dopo passo, con un genitore, educatore, amico e imparare a stare di fronte ai nostri limiti.

Spero che i “genitori moderni” non se la prendano.

Un ragazzo 22enne.