L’orchestra in abbazia

Léo Moulin – La vita cristiana dei monaci del medioevo

Un’abbazia è come un’orchestra, c’è di tutto: violini che suonano insieme, ottoni che intervengono senza discrezione, il sassofono e, in un angolo, il piccolo che regge il triangolino del quale ci domandiamo l’uso. In un’abbazia c’è l’addormentato, il brontolone, il preciso, il tardo, il troppo pio, quello che si adatta a tutto e il compiacente del quale si abusa; quello che sa aggiustare ogni cosa, l’entusiasta un po’ ingenuo, il sempliciotto, magari simpatico, il depresso; c’è il monaco in difficoltà che ha bisogno che ci si occupi di lui […].

C’è il brontolone, servizievole senza limiti, c’è il tutto devoto e il tutto maldestro che si dispiace che non gli sia stato chiesto un aiuto; c’è colui che si è trovato un lavoro che il padre abate tollera per evitare il peggio, ma questo lavoro non serve a nulla per il bene comune; c’è il giovane vice-cantore perché ha una bella voce, ma che va manifestando una volontà di potenza ancora mal controllata, se non si sta attenti; c’è l’incorreggibile ritardatario, c’è l’esplosivo che monta in collera e subito si pente; c’è lo scontroso, l’incompreso; c’è colui che si indigna per tutto ciò che esce dalla norma e lo dà a vedere troppo visibilmente, così va fuori dalla norma anche lui; c’è colui che con buone intenzioni sequestra il tal utensile o il tal libro comune per uso personale; c’è il disordinato che non mette mai nulla a posto.

Questa realtà, fatta di gente così costruita, questa realtà può essere il luogo di una umanità nuova. Il problema sei tu, come guardi e come vedi, come ami le persone, come perdoni e qual è lo sguardo di stima e di ammirazione con cui guardi tutto ciò che si muove lì dentro. Sei tu, è l’altezza della tua anima, è l’altezza e la profondità, la magnanimità e la larghezza della tua anima. Altezza, profondità, larghezza e magnanimità significano coscienza di appartenere a Cristo e che tutto quello che hai attorno, con tutta questa mascherata di umilianti condizioni, è di Cristo ed è attraverso questo che il mistero di Cristo si dilata nel mondo.

1 Commento

  1. Dopo gli ultimi terribili fatti che leggiamo sui giornali e dopo aver trovato conforto leggendo le parole semplici e umanissime del cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, ero venuta a cercare qualcosa qui sul sito della nostra parrocchia e mi sembra che questa descrizione della vita in un monastero – che poi è esemplificativa anche della vita in famiglia, sul lavoro, ma anche nel traffico (“dimmi come guidi e ti dirò chi sei!” Mi è capitato di urlare dal finestrino a un prepotente che mi aveva tagliato la strada, vergognandomi subito dopo aver urlato) – aiuti a riflettere su quanto sia essenziale per tutti educarci alle relazioni dirette e non virtuali, cioè non schermate da messaggi inviati sui vari social. Questo anche ripensando a tutta la mia vita lavorativa, com’ è essenziale guardarsi negli occhi anche e soprattutto quando magari si affrontano faticose, ma potenzialmente utilissime discussioni e divergenze.
    Bellissima descrizione che mi ha riportato alla mente anche un bellissimo film se non erro intitolato “Le coristes”.

    Valeria.

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