Ho trovato il disegno

Tratto da “Le avventure di Pinocchio” commentate da Franco Nembrini 

“La letteratura e l’arte del Novecento rappresentano quasi sempre un uomo spezzato. Quando ero piccolo, guardando serti quadri, che so, di Picasso, mi dicevo: “ma che quadri scemi, c’è un occhio qua e un piede la!”. Quando poi ho cominciato a capire che cosa volevano dire mi è venuta la pelle d’oca, perché davvero tante volte nella vita ci si sente così, a pezzi, tirati di qua e di la […]

Io dai quindici ai diciassette anni ho vissuto una crisi importante, non andavo più in chiesa, non volevo più sentir parlare di preti e di suore. E quando qualcuno che si accorgeva del mio stato mi chiedeva come mi sentissi rispondevo: “Non lo so, ma io mi sento a pezzi”. E facevo proprio questo paragone: la vita ci appare come un puzzle, un disegno scomposto da ricomporre; ma se non c’è un disegno all’origine i pezzettini non hanno alcun senso. Ogni giorno tiravo fuori un pezzettino, a volte mi piaceva, a volte no; se è colorato ti piace, se è tutto nero lo metti da parte, ma dopo un po’ anche quello colorato ti stufa. Fatto sta che mi sentivo uno la cui vita se ne andava via pezzo dopo pezzo perché nessun pezzo aveva un posto dentro un disegno.

Quando poi ho incontrato la fede, ho incontrato cioè una persona che mi ha allargato veramente la testa, mi ha fatto vedere cose nuove che non sospettavo nemmeno, mi sono accorto che stava succedendo qualcosa di importante per questo: sono tornato a casa dicendo: “Sapete che cosa ho trovato? Il disegno! Ho trovato il disegno da cui tutti i pezzettini provengono”.

E da allora la vita è diventata l’entusiasmante avventura di prender giorno per giorno i pezzi del puzzle e scoprire che hanno un posto, hanno un senso. Belli o brutti, tutti i pezzetti hanno un posto.

Certo, quando si fa un puzzle c’è sempre quel pezzo maledetto che non vuol saperne di andare a posto e allora ti tocca tenerlo lì da parte. Sarà l’ultimo a entrare, magari; ma tu sai che anche il pezzo più difficile, che da solo è incomprensibile, troverà il suo posto. Ecco, la vita per me ha funzionato così. Tanti pezzi sono andati a posto, ne ho ancora qualcuno lì che non ho ancora trovato dove mettere, perché alcune cose mi sono rimaste sullo stomaco e non capisco. Ma sono sicuro che un posto l’avranno, e questo rende la vita fantastica” [pg. 95-96]

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