
Carmelo Allegra
Ciao don Paolo,
questa mattina, non so tu, ma io mi sono svegliato con un’importante stanchezza alle gambe. Ho fatto le solite cose che faccio la mattina: colazione, preparazione per uscire da casa, tragitto casa lavoro, caffè con i colleghi e via sulle mie pratiche da lavoro. Sempre con questo indolenzimento alle gambe che continuamente mi ricordava cosa ho (abbiamo) fatto ieri.
E cosa ho fatto ieri? Cosa abbiamo fatto ieri?
Allora mi è venuto in mente un fenomeno fisico che tutti abbiamo sotto gli occhi: i fasci di “polvere”, di cui sotto ti allego una foto “rubata” in Chiesa a dicembre.
Quando in un ambiente vi è presenza di foschia o polvere o fumo osserviamo sempre questo fenomeno: una “folla” di granelli illuminati, che si agitano disordinatamente. La luce filtra attraverso le foglie degli alberi o le fessure delle finestre e colpisce un oggetto qualsiasi, in mezzo questo fenomeno dei fasci di “polvere”.
Potremmo dire che la luce c’è, ma non si vede!
La luce è invisibile, ma ci fa vedere!
In buona sostanza, crediamo nella presenza di un qualcosa che chiamiamo luce pur non potendola vedere! Questa fiducia è basata, per il momento, su elementi molto scarsi: abbiamo soltanto una sorgente luminosa ed un oggetto illuminato di fronte ad essa, ma non si vede niente nello spazio intermedio che li separa, solo polvere. Non esitiamo, però, a definire fascio di luce quello che vediamo, anche se in realtà vediamo soltanto dei granelli di polvere illuminati.
La luce è polvere!
Effettivamente la luce non è polvere, questi granelli ci confermano che la luce è effettivamente presente nello spazio compreso tra la sorgente e il corpo illuminato, ma suggeriscono anche che la luce segue un percorso rettilineo, tanto è vero che i granelli scompaiono non appena fuoriescono da quella specie di “corsia” rettilinea delimitata dal fascio.
I granellini sono testimoni sparsi e niente ci dicono su come la luce si comporta nello spazio che separa un granello dall’altro. L’esperimento serve a ribadire che anche in questo caso ciò che diventa visibile è un insieme di punti luminosi (le particelle di polvere illuminate). Tra una particella e l’altra la luce continua ad essere invisibile: ciò che vediamo non è un raggio di luce ma un insieme di punti illuminati.
Ieri lungo via della Conciliazione non si vedeva la Luce, ma si vedevano tanti uomini illuminati da essa, si vedevano tanti desideri, speranze, dolori, difficoltà, peccati, fragilità che quotidianamente segnano il cammino di questi uomini illuminati dalla Luce: insomma dietro una croce ci sono tanti piccoli infiniti illuminati dall’Infinito.
Tra una persona e l’altra la Luce continua ad essere invisibile, ma colpendo quei volti diventa visibile al resto del mondo: noi lì, portando le nostre croci, eravamo segno della Luce.
E, oggi, le mie gambe indolenzite mi ricordano non soltanto un gesto completo ed edificante pensato per me, ma mi ricordano che la Luce esiste e io devo solo restare nel cono illuminato per non scomparire non appena fuoriesco da quella specie di “corsia” rettilinea delimitata dal fascio.
Insomma, è sempre una decisione per dirla con una citazione di don Michele: “Doveva decidere: accontentarsi di essere come si sentiva, come anzi aveva scelto di sentirsi, e dunque attorcigliarsi a tutte le buone ragioni che la facevano sentire violentata, distrutta e vuota, oppure seguire il più essere a cui la chiamava tutto il resto?”
Sempre in comunione.
Carmelo