Antonio Socci – Libero →
(…) L’enorme successo planetario dell’evento che ha sorpreso tutti. In Italia ne abbiamo avuto chiara la percezione perché ha acceso una passione collettiva nonostante mancasse la nostra Nazionale.
Cos’è che ha tanto entusiasmato? Proprio ciò che l’ideologia dominante ha cercato in questi anni di sradicare: il sentimento popolare di appartenenza, il riconoscimento collettivo in una bandiera, l’identità nazionale. È stato il ritorno e la festa delle patrie.
Uno spettacolo bellissimo anche per chi non ha potuto parteciparvi con la sua squadra.
Contro il triste anonimato del cosmopolitismo ideologico che sui media ci ammorba da anni, contro la noiosa retorica dei «cittadini del mondo» che vuole spazzar via le bandiere e le frontiere in un grande e caotico calderone di disperati senza patria, contro il nichilismo che – sulle note stanche di “Imagine” («Imagine there’s no countries») – vorrebbe piallare tutte le identità e le nazioni, è andata in onda la festa delle diversità, la gioia di appartenere a popoli diversi, con tradizioni e bandiere diverse.
È stato dimostrato che avere un’identità, una patria e amare una bandiera non vuol dire affatto – come ci martellano da anni – essere razzisti, fare la guerra e odiare gli altri, ma l’esatto contrario: vuol dire saper riconoscere e apprezzare le altre identità e le altre bandiere. E sapersi confrontare con virile sportività come nell’antica Olimpia.
Semmai è chi non ha nessuna identità che odia tutte le identità. Ma chi invece ha una patria e ama la propria bandiera sa stimare l’amor di patria altrui e ne riconosce il valore in un confronto sportivo festoso e leale. Questa è la vera convivenza. (…)