Benedetta →
Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro.Invincibile estate – Albert Camus
Mi sono sempre chiesta cosa spinse A. Camus a scrivere questa poesia. Come poteva scrivere di “un’invincibile amore” in mezzo all’odio, di “un’invincibile sorriso” in mezzo alle lacrime, di “un’invincibile tranquillità” in mezzo al caos, di “un’invincibile estate” in mezzo all’inverno…
Come può un uomo essere felice in mezzo all’odio, alle lacrime, al caos, all’inverno? Come può un uomo trovare qualcosa di più forte, di migliore, in sé quando tutto sembra andar male?
Ho sempre pensato che i poeti, gli scrittori, non sapessero mentire… Perché lo scopo della poesia, della scrittura non è mentire, ma è mettere a nudo la nostra anima, i nostri sentimenti, dare voce ai nostri pensieri… Per questo, questa poesia dopo averla letta mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca… Era un’utopia… Utopia fin quando non ne fai esperienza…
Se la nostra vita dipendesse dal caos, dalle lacrime, dall’odio, dai nostri “inverni”, l’unica soluzione per venirne fuori sarebbe il suicidio. Sì, il suicidio; non uso questo termine a sproposito, perché quando non si trova un Qualcosa che sia invincibile, qualcosa di più forte, di migliore, rimane solo quella come soluzione…
Quattro volte ho tentato di togliermi la vita, quattro volte in 30 anni di vita, più tutti i tipi di morte “indirette” che cercavo pur di farmi del male… Senza contare gli anni dell’infanzia e delle elementari, 10 anni ci ho messo per trovare, per scoprire quell’invincibile Amore, quell’invincibile Sorriso, quell’invincibile Tranquillità, quell’invincibile Estate che, nonostante tutto, mi rendeva felice…
E quest’Amore, questo Sorriso, questa Tranquillità, quest’Estate è fatta di volti, di luoghi, di storie, di dialoghi, d’incontri… Io mi ritengo fortunata… Fortunata perché forse realmente il coraggio di togliermi la vita non l’ho avuto, mentre molti purtroppo lo hanno… Fortunata perché ho avuto la grazia (lo riconosco solo ora, guardandomi indietro) di essere sempre stata accompagnata da Qualcuno… Fortunata di incontrare chi mi ha guardata con uno sguardo più grande del suo, che mi ha amata con un amore più grande del suo… Fortunata ad aver trovato un luogo da poter chiamare “casa”…
Fortunata perché quando prendi coscienza di ciò che stavi per fare, prendi coscienza di tutte le volte che ti sei fatta del male, credi di non meritare più uno sguardo, un amore così, perché i sensi di colpa ti lacerano, la vergogna ti divora e nonostante il buio in cui ti trovi, c’è qualcuno che ti guarda con tutta l’Umanità possibile, con un’Umanità non sua… Uno sguardo così umano che non permette di farti ricadere giù nel baratro quando il buio ritorna, perché certe cose non passano via con sei mesi, uno anno, due anni, alcune esperienze (negative) restano dentro e lo scoprire quest’Amore, questo Sorriso non le cancella, è una lotta continua, una lotta che non si esaurisce, ma è un’invincibile Estate, un’invincibile Tranquillità che, anche senza eliminare il dolore, cambiano il tuo sguardo sul tuo dolore…
Non dico che sia semplice, anzi non lo è per niente, e non è nemmeno immediata come reazione… Ma è un Qualcosa di così forte, che quando ne fai esperienza riesce a penetrarti così in fondo, così dentro, fino alle viscere, che non può lasciarci indifferenti, non può non farti sentire fortunata… Non può non farti ammettere che c’è Qualcuno che ti ama più di quanto noi possiamo immaginare. E’ un Qualcosa che ti rida vita. Ogni uomo nasce due volte nella vita, la prima volta quando nasce biologicamente e la seconda quando scopre di essere amato, amato veramente, di un Amore che ti rende felice anche nell’odio, nelle lacrime, nel caos, nell’inverno…
Io so che molto spesso ricado nel mio inverno, nel mio buio, ma sono fortunata perché c’è qualcuno che (chi in un modo, chi in un altro) mi ricorda di quest’Amore, che nonostante tutto, mi rende felice…
La lettera di Benedetta finisce qui… chiediamo in questo tempo di Avvento, che ci educa all’attesa, di poter incontrare lo sguardo di Cristo attraverso un volto concreto… un volto in cui riconoscere, come dice Benedetta, uno sguardo più grande del suo, un amore più grande del suo… per poter dire come San Paolo “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” [Rom 8] Don Mik