Pigi Colognesi – Il Sussidiario
Com’è noto, alle origini della figura di Babbo Natale sta un personaggio storico tutt’altro che evanescente o riconducibile a grasso concentrato di buoni sentimenti che vediamo nelle pubblicità. È san Nicola vescovo di Myra, nato attorno al 260, tra i santi più venerati della storia cristiana. Una volta salvò tre concittadini ingiustamente condannati a morte; nello sviluppo della tradizione quegli «innocenti» si trasformarono in «bambini» e Nicola ne divenne il protettore. In seguito la sua proverbiale carità – celebre l’episodio di quando, ancora giovane, fece arrivare di nascosto tre sacchetti di monete ad un padre, nobile decaduto, che voleva spingere le figlie a prostituirsi per procacciarsi una dote – e la vicinanza al Natale della sua festa liturgica – cade il 6 dicembre – hanno fatto di Nicola l’emblema della generosità soprattutto verso i bambini. Eccolo, dunque divenuto Santa Claus (Nicolaus), cioè Babbo Natale.
Questo pistolotto iniziale è per introdurre il piccolo regalo di Natale che voglio offrire ai miei lettori. Si tratta di un brano in cui Gilbert Keith Chesterton, con le sue proverbiali acutezza, capacità di sorprendere e stringenza di ragionamento, ci insegna a cogliere in profondità ciò che solo apparentemente è banale.
«Quel che è successo a me è l’opposto di quello che sembra l’esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino a diventare un puntino, Santa Claus è cresciuto sempre di più nella mia vita fino a riempirla quasi del tutto. È successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte a un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si era trasformata in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per esse, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono – lungi da me!
E la spiegazione era che un certo essere, che la gente chiamava Santa Claus, era benevolmente disposto nei miei confronti… Credevamo che una benevola agenzia ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come dico, lo credo ancora – ho semplicemente ampliato l’idea. Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo chi mette la calza accanto al letto e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa sul pianeta e il grande pianeta nel vuoto. Una volta mi limitavo a ringraziare Santa Claus per pochi soldi e qualche biscotto. Ora lo ringrazio per le stelle e i volti per strada, per il vino e il grande mare. Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande che entrava solo per metà dentro la calza. Ora sono deliziato e stupito tutte le mattine di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per contenerlo, e la gran parte ne rimane fuori. È il grande e incredibile regalo di me stesso per la cui origine non posso offrire alcuna ipotesi, eccetto che Santa Claus me l’ha dato in un fantastico momento di benevolenza».
Grazie di questo scritto di Pigi Colognesi, rimpiango un pò di non averlo saputo a suo tempo. O meglio, vagamente lo sapevo, ma troppo vagamente.
Quando i miei figli erano piccoli, all’approssimarsi di ogni Natale, mi trovavo ad affrontare con dispiacere e fatica l’assalto congiunto di mio padre e mia suocera che si coalizzavano con i bambini, invitandoli a scrivere a Babbo Natale tutti i loro desideri. I nonni – memori di povere calze della befana della loro infanzia – erano ancora più bambini dei nipoti e armavano una quantità indicibile di doni, scatole della Lego, del meccano, trenini elettrici, uno stordimento che comportò qualche inevitabile malumore allorché imposi che lo scambio di doni venisse rimandato alla mattina del Natale e non alla sera della Vigilia, per vivere l’attesa e recarci invece tutti insieme alla Messa.
Accadde poi che un giorno, appena tornato da scuola, era in prima elementare, il maggiore dei due figli, fissandomi negli occhi mi disse: “mamma ma esiste davvero Babbo Natale, o è nonno?”. Mi vidi costretta a dirgli la verità e ad accogliere il suo dolore, dolore legato soprattutto al fatto che gli avevo mentito, infatti insieme al doloroso stupore che si dipinse subito sul suo viso, il bambino esclamò: “Ma almeno su Gesù, mi avete detto la verità?”. Ecco cosa cercano i bambini e non soltanto i bambini, la Verità!