Tratto da “Le avventure di Pinocchio” commentate da Franco Nembrini
“La ragione è la capacità che l’uomo ha di stare davanti alle cose secondo quel che sono, di stare davanti alla realtà per quel che c’è, di essere in un rapporto corretto con la realtà.
Mi sembra importante chiarirlo, perché oggi l’idea di ragione è quella moderna, che rimanda alla testa e alle idee che ci sono dentro e che frullano tra di loro. Ma la ragione non è questa. La ragione è la capacità che l’uomo ha di stare alle cose, a quel che c’è, di giudicare, fare esperienza, paragonare, scegliere, decidere, nel rapporto con la realtà.
Ai ragazzi a scuola facevo quest’esempio: “La vostra ragione è come la Ferrari, avete un motore potentissimo. Ma se l’uomo non ha l’albero di trasmissione, cioè se la potenza del motore non è collegata alle ruote, hai voglia di accelerare, la macchina sta ferma. Voi siete così: avete la testa a volte che sembra andare velocissima, immagini, pensieri, idee; ma senza nesso con la realtà. E così vi bruciate il cervello, come si brucia il motore, perché a forza di pigiare sull’acceleratore, se la macchina sta ferma succede una di queste due cose: o il motore brucia, cioè il cervello batte in testa, o finisce la benzina. […]
Il cervello, cioè i motori, è fatto per muovere la macchina; e la macchina si muove, se il pilota è intelligente, seguendo che cosa? Seguendo la realtà. Se la strada è in salita ti tocca mettere la prima, se cerchi di andare su in quinta ti fermi. E se la strada in discesa? E se c’è una curva? Bisogna girare se no vai contro il muro. Cioè, il tuo motore viaggia bene e fa viaggiare te nel nesso che ha continuamente con la realtà, con le cose”. E invece ci hanno insegnato che la ragione sono i nostri pensieri che giocano tra loro, che si auto alimentano, tanto è vero che si cambia idea dalla sera alla mattina e non si capisce bene perché, ma è perché non c’è nesso con la realtà”. [p. 98]
“E’ la grande alternativa della libertà. Se nella fedeltà alla nostra natura abbiamo il coraggio di stare di fronte a una situazione che esige una fatica, un sacrificio, un’obbedienza; oppure se, spaventati dalla fatica e dal sacrificio, preferiamo accontentarci di quel che l’istinto suggerisce.
Occorre capir bene la parola “obbedienza”. Per la mentalità in cui siamo immersi la parola obbedienza ha un valore negativo: se devo obbedire significa che rinuncio alla mia libertà. Non è così. Il problema dell’obbedienza è il problema del riconoscimento della verità: se una cosa è vera, è vera, e obbedire alla verità è la cosa che la libertà suggerisce di fare. Riprendiamo l’esempio della Ferrari: obbedienza vuol dire che tu la fai andare seguendo la strada, le condizioni del traffico, le esigenze della meccanica. Più obbedisci alla realtà, alle condizioni che la realtà ti mette davanti, e più sei libero. Che cos’è la libertà? Godersi la Ferrari seguendo la strada o andare a schiantarsi perché dove c’è una curva io “liberamente” decido di tirare dritto?
L’obbedienza è la capacità di riconoscere che le cose sono fatte come sono, in un modo che non decido io; e che per godermi la vita devo far la fatica di misurarmi con le cose, obbedire alle circostanze, per andare a vedere il bene che c’è dentro”. [p. 107]
Non sempre la realtà che viviamo ci piace “in toto”, e a volte, appunto, vorremmo cambiarla. Ma non sempre questo è possibile. Non sempre è possibile cambiare le circostanze, a meno che non siano cose futili e superficiali ma non è di questo che qui si parla.
A volte dobbiamo cambiare lo sguardo sulla realtà in cui siamo immersi; cosa molto difficile se non ci rapportiamo con gli altri e rimaniamo chiusi nel nostro mondo con i nostri punti di riferimento che sono sempre gli stessi e autoreferenziali. Ma basta una parola di un nostro amico per cambiare tutto e farci stare dentro la realtà in modo diverso. Ne ho avuto esperienza martedì scorso durante le prove del coro di questa settimana. Una di noi ha detto all’inizio delle prove (come concetto), che desiderava pregare per tutte le persone lontane da Dio, che non hanno uno sguardo “giusto” verso il prossimo e in qualche modo lo “calpestano” ferendolo, perché probabilmente non hanno incontrato quello sguardo che invece noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare. Ecco: questa frase mi ha cambiato totalmente il punto di vista su una situazione e una realtà che difficilmente potrà cambiare, una situazione per cui diverse volte ho avuto reazioni anche non belle ma una situazione, una realtà, in cui devo vivere e da cui non posso scappare. Probabilmente succederà altre volte di sentire la stanchezza di questa realtà, ma sicuramente quelle parole sono state e saranno per me una grande salvezza.
Essere in rapporto con la realtà alcune volte spinge a creare delle storie “irreali” che si sovrappongono con la vita vissuta. Ci sono diversi autori di libri, tra cui alcuni che conosco “emergenti” che sottolineano il fatto che l’obbedienza porta a capire molti fatti esistenziali, la vera Verità è che c’è un Tu che mi fa e quel Tu ha già in mente ciò che la realtà ci porterà ad essere di fronte