Il tesoro nascosto nel campo

Padre Mauro Lepori – Gioia e pace in Cristo pp. 21-23

“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.” (Mt 13,44) […] la vocazione di ognuno di noi avviene sempre un po’ così. Scopriamo che in quella comunità, in quella forma di vita, c’è nascosto un tesoro, un tesoro che è un rapporto più profondo e vivo con Gesù Cristo. […] È la scoperta di uno sguardo di amore che è veramente per noi, che prende tutto il nostro cuore, che ci promette vita eterna e gioia senza fine.

Infatti, quando nasce una vocazione, normalmente la gioia è grandissima, una gioia che all’inizio sarà più forte che ogni altro sentimento; una gioia che ci libera dagli alti e bassi dei nostri sentimenti. Questa gioia non potremo più negarla, anche se come sentimento si affievolirà, e ricadremo spesso nella tristezza, magari nella “notte oscura”. Eppure, quell’esperienza di Cristo che ci guarda, ci ama, ci chiama, ci dona tutto se stesso e chiede tutto il nostro cuore, quell’esperienza della perla, del tesoro che vale più della vita, rimarrà nascosta ma realmente presente nel campo che, se scegliamo di dire di sì a seguire Cristo in quella forma di vocazione, avremo acquistato. Acquistiamo il campo perché in esso è nascosto il tesoro.

Quando entriamo nel postulato, nel noviziato, soprattutto quando facciamo professione dei nostri voti, noi facciamo, o dovremmo fare come quell’uomo della parabola che “pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. La gioia per il tesoro è l’energia che permette alla sua libertà di vendere tutto, di staccare da sé “tutto quello che ha” per comprare il campo.

Anche i fedeli laici che si sentono chiamati al matrimonio comprano, per così dire, il campo della vita famigliare perché percepiscono che, per loro, lì è nascosto il tesoro di Cristo che li chiama a seguirlo nell’amore sponsale e l’accoglienza dei figli.

Così, l’inizio vero e proprio di ogni cammino vocazionale, dopo la prima rinuncia a tutto, consiste nel ritrovarsi in possesso di un nuovo campo su cui vivere, ma un campo che ha la caratteristica unica e esclusiva di nascondere il tesoro della nostra vita. Non c’è nessun altro campo al mondo che per noi nasconda il tesoro dell’amore di Cristo, il tesoro del Regno di Dio.

Ma a questo punto spesso, troppo spesso, succede che sia le singole persone, ma anche intere comunità, venendosi a trovare a vivere sul campo per comprare il quale hanno venduto tutto, perché in esso c’è il tesoro, ebbene su quel campo, invece che cominciare a scavare tutta la vita per ritrovare il tesoro nascosto, cosa si fa? Si passa la vita a …coltivare l’insalata! O magari anche carote, o fragole, o alberi da frutto. Alcuni su quel campo riescono a costruire una bella casa, una bella chiesa, o magari una fabbrica, un Luna Park, o persino un altissimo grattacielo. Quello che volete. Il problema è che sia che si coltivi l’insalata o che si costruisca un grattacielo, tutto l’interesse e lo sforzo è teso nella direzione opposta rispetto a quella dove si nasconde il tesoro. È il problema della torre di Babele. Si costruisce alto per conquistare il mondo e avere poteri divini, ma si dimentica che tutto questo è sterile se si dimentica il tesoro che abbiamo trovato perché un Altro ce lo ha donato.

Gesù ci spiega in altri passi del Vangelo che questo tesoro nei cieli, in fondo, è la nostra anima, la vita divina che riceviamo quando il Signore ci crea e soffia in noi, come in Adamo, l’alito di vita (cfr. Gen 2,7).