L’idolatria è un ricatto che genera ansia

Davide Rondoni – QN

Lo aveva predetto un poeta, Thomas Stearns Eliot. E ora in Francia avviene. La maggioranza non crede più a Dio. Ma non lascia il Dio tradizionale per altri dei. Semplicemente si affida a degli idoli per dare senso alla vita. Perché il senso della vita urge sempre, e si afferma vivendo. Si cerca sempre qualcosa per cui le giornate abbiano senso. Gli idoli hanno molti nomi, alcuni più ovvi: salute, benessere, ricchezza, fama. Altri più sofisticati: la legge, lo Stato, la Specie, il Pianeta. E vengono venerati con dedizione e osservanza ben più rigorose. L’Idolo ricatta la vita molto di più di Dio. È feroce, senza misericordia. Se fallisci con lui, sei fritto. E infatti l’età degli idolatri senza Dio è, non a caso, anche l’età dell’Ansia. Perché gli idoli sono esigenti, vigili, pressanti. Generano ansie di continuo.

A Dio non importa se sei bello, ricco, famoso, empatico, green, griffato, moderno, in forma: gli idoli invece sono impietosi. Del resto la Bibbia avvertiva: “Seguendo il nulla, divennero essi nullità”. Nulla nel senso del valore della persona. Che oggi si può buttare se è fragile, se è vecchia, non partorita eccetera. In dieci anni i francesi che dicono di non credere in Dio sono saliti dal 44% al 51%. Nemmeno mi stupisce che per l’80% la pandemia – alla faccia di certi preti e pensatori lacrimevoli e devoti – non ha acceso nessun problema religioso. All’idolatra serve un incontro miracoloso per riavvicinarsi a Dio, non una malattia.

1 Commento

  1. Questo articolo mi ha fatto tornare alla mente il protagonista del libro  “Canto di Natale”  di Dickens.
    Ebenezer Scrooge è uno spietato uomo di affari, avaro ed egoista il cui unico  interesse è accumulare ricchezze.
    La sera della vigilia di Natale, di ritorno dal lavoro, arriva davanti alla porta della sua casa deserta e si ritrova il fantasma del suo defunto socio, Jacob Marley, morto da sette anni.
    Marley gli si presenta legato con delle grandi catene e ingombranti lucchetti.
    È condannato, come i dannati di Dante, alla pena del contrappasso e deve trascinare quelle pesanti catene per l’eternità.
    ” Sei incatenato?” gli chiese Scrooge, spaventato da quella visione che rifletteva così bene anche se stesso.
    “Perché sei incatenato?” ” Cosa ti è successo?”
    “Trascino la catena che ho forgiato quando ero in vita”, risponde il fantasma.
    “Io stesso l’ho costruita, anello dopo anello, pezzo dopo pezzo. Io stesso l’ho cinta di mia spontanea volontà e ora la indosso come frutto delle mie scelte.”..
    “O vorresti sapere – proseguì il fantasma.- il peso e la lunghezza della catena che tu stesso porti?
    Anche la tua catena mio caro Scrooge è lunga e pesantissima..

    E noi che catene portiamo che non siamo capaci di vedere? Quante volte anche noi ci troviamo a vivere le nostre giornate  senza sapergli dare un significato? Quante volte rincorriamo altri idoli per poi sentirci vuoti e soli?

    ” A Dio non importa se sei bello, ricco, famoso, griffato… gli idoli invece sono impietosi. Del resto la Bibbia avvertiva: seguendo il nulla, divennero essi stessi nullità… All’ idolatra serve un incontro…”

    Ed è stato così anche per Scrooge.
    Dopo l’incontro con gli spiriti del Natale, che lo condurranno in un viaggio notturno alla riscoperta del vero senso della vita, Scrooge diventerà un uomo nuovo e saprà finalmente assaporare il gusto autentico di una vita piena e ricca di amore.

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