Non sei solo!

Michele Lugli

Domenica sera, insieme ad alcuni giovani, sono andato a portare un piatto di pasta ai senzatetto che dormono sotto i portici di San Pietro. Siamo arrivati in via della Conciliazione verso le 20:00. Mentre ci preparavamo per la distribuzione i turisti passavano distratti mentre i poveri affamati si avvicinavano. Dopo aver recitato insieme una breve preghiera, abbiamo cominciato a distribuire i pasti. Quaranta porzioni di pasta sono finite in un batter d’occhio. Alla fine le persone che chiedevano da mangiare erano ancora tante, ma noi non avevamo più nulla. 

Di fronte alle loro mani tese ho sentito un grande dolore. Da settembre questo fatto si ripete ogni domenica. Ogni volta avverto la sproporzione tra il bisogno di questa povera gente e la nostra capacità di rispondere. 

L’altra sera ho cominciato a vagare per la piazza triste. Dovevamo “fare di più” – pensavo – ma era chiaro che “fare di più era sempre meno del loro bisogno”. 

Con questa amarezza nel cuore ho guardato verso l’angolo della piazza dove di solito si fermano i volontari di San Vincenzo. Speravo di vederli, con il loro pentolone pieno di minestra, per avere un motivo di conforto… speravo che almeno loro sarebbero arrivati dove noi non eravamo riusciti. La piazza, però, era vuota. Effettivamente dopo l’estate non li avevo più visti. Allora mi sono sentito solo e impotente.

Poi, all’improvviso, sento qualcuno che pronuncia il mio nome. Mi volto e vedo delle persone che mi salutano calorosamente. Sono don Valerio e i volontari di San Vincenzo che sono venuti a cercarmi per salutarmi. «Allora ci siete!», esclamo sorpreso. «Che bello!». Mi spiegano che ci sono sempre stati ma che hanno cambiato il punto di distribuzione. 

Quando se ne vanno il mio cuore è pieno di gioia. «Non siamo soli!». Guardo la basilica di San Pietro e mi commuovo, perché il Signore ha ascoltato il mio grido e mi ha risposto in questo modo così concreto. 

Non siamo soli perché ci sono anche i Vincenziani, che sono il segno della compagnia della Chiesa. Ma soprattutto non siamo soli perché c’è il Signore. È Lui che mi ha detto, attraverso di loro: «Non sei solo, io sono con voi. Offrimi il tuo contributo e io porterò a compimento l’opera. Io salvo questa povera gente». 

Allora sono tornato dai ragazzi che stavano parlando con alcuni barboni. Ho rivisto i loro volti che per qualche minuto erano spariti, nascosti dalla nebbia dei miei ragionamenti. Mi sono avvicinato a uno di loro che mi guardavo triste e abbiamo cominciato a parlare. Forse anche lui, in fondo, era come me. Forse anche lui, più che un piatto di pasta, aspettava l’abbraccio di un amico che gli dicesse: «Tu non sei solo, perché il Signore è con te».

1 Commento

  1. Carissimo,
    In questi ultimi giorni, durante il servizio di accoglienza in Basilica, pensavo al nuovo percorso che insieme ad alcuni amici più stretti abbiamo intrapreso, la scuola di comunità degli adulti.
    Tra turisti che tenevano la mascherina abbassata e altri che seguivano il percorso contromano, mi tornava in mente il ritornello di Favola e di Andare, due canti scritti dal mio cantautore preferito.
    In questo periodo con minor affluenza nel settore turistico e con minore frequenza di amici, c’è sempre la voglia di ridere e cantare di vedere tutto e di guardare il cuore proprio e di chi ci sta accanto, sia per voi un fedele o una persona qualsiasi sia per me la famiglia che cerca l’origine del posto che sta visitando, e soprattutto abbiamo il compito di dire che c’è sempre Qualcuno che non li abbandona in questa ricerca. Ed è proprio per questo che Quando c’è qualcosa di bello in noi, noi
    ci sentiamo spinti a comunicarlo agli altri.
    Quando si vedono altri che stanno peggio
    di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in
    qualcosa di nostro. Tale esigenza è tal-
    mente originale, talmente naturale, che è
    in noi prima ancora che ne siamo coscien-
    ti e noi la chiamiamo giustamente legge
    dell’esistenza. Un’esistenza che ci ricorda che ‘Non siano soli’

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