Pedofilia e omosessualità

In merito all’ennesimo rapporto sugli abusi sessuali del clero, stavolta proveniente dalla Francia e al relativo clamore mediatico che ha suscitato, pubblichiamo un frammento di un articolo di Luca del Pozzo apparso sulla rivista Tempi. I dati del fenomeno pedofilia puntano in una direzione che stranamente non si vuole riconoscere. E’ proprio vero “quando il saggio punta il dito verso la luna lo stolto guarda il dito”. Perchè?

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Diciamo le cose come stanno: con buona pace di chi se la prende ogni due per tre con il clericalismo che, al limite, può essere un aggravante ma non è certo “la” radice, il vero problema è e resta l’omosessualità dilagante tra le fila del cleroProva ne sia che oltre l’80% degli abusi riconducibili alla pedofilia sono stati commessi da preti omosessuali (uno su tutti, il ben noto predatore seriale T. McCarrick).

Non per nulla Benedetto XVI, negli ormai celebri (quanto inascoltati) Appunti sugli abusi sessuali nella Chiesa redatti in vista dell’incontro del febbraio 2019 in Vaticano, ricordò come a seguito del crollo della teologia morale e della dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa che ebbe negli anni ’60 una radicalizzazione impressionante, si arrivò al punto che «in diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari».

Concetto questo che “batte” perfettamente con quanto ebbe a dire sul tema Vittorio Messori nel corso di un’intervista per Tempi che ebbi il piacere (e l’onore) di fargli qualche tempo fa.

Alla domanda se ritenesse vi fosse nella Chiesa il tentativo di sdoganare l’omosessualità, questa fu la risposta: «Da sempre gli omosessuali sono attratti da Chiesa, navi, forze armate, pompieri e cantieri edilizi, essendo tutte realtà anche oggi con grandissima percentuale maschile. Ogni vescovo cattolico lo sapeva e vigilava, pronto a dimettere l’aspirante al seminario che si fosse rivelato gay, magari dopo aver superato il primo esame per accertarne le tendenze. Poi venne il Concilio, e con esso anche nella Chiesa entrò il virus autoritario e grottesco del “politicamente corretto».

Diceva ancora Messori: «Dunque, niente discriminazioni, porte aperte a tutti, respingere chiunque era un comportamento da “fascista”. Soprattutto in paesi come la Germania o l’Inghilterra o anche gli Stati Uniti le gerarchie cattoliche si vergognarono di non adeguarsi alla maggioranza protestante dove i gay erano e sono accolti come privilegiati e diventano persino vescovi magari “sposati” con l’uomo di cui sono innamorati.

Senza arrivare (almeno per ora) a questi estremi, la presenza omosessuale si è molto allargata anche tra il clero cattolico. Arrivare persino a “sdoganarla” pubblicamente e ufficialmente, come mi chiede, mi sembra difficile, visto che ci sono di mezzo sia l’Antico che il Nuovo Testamento con le loro indiscutibili e severe condanne».

E concludeva lo scrittore cattolico: «Si è però ricorsi a un trucco che molti cattolici, ingenuamente, non hanno avvertito. Si è organizzato, in effetti, un intero sinodo mondiale sulla pedofilia nella Chiesa ma si è riusciti a non fare mai, dico mai, la parola “omosessuali” e “omosessualità”. Il sinodo era rigorosamente ristretto alla pedofilia, la violazione sessuale dei bambini. Ma questa è una perversione piuttosto rara, come rari sono i bambini soli in sacrestia o all’oratorio.

Stando alle tristi statistiche, più dell’80 per cento dei violentati o almeno molestati era ed è composto non da bambini ma da adolescenti, da ragazzi, da giovani. Insomma, non pedofilia, ma “normale” pederastia omosessuale. Ma questo non si doveva dire, per non trascinare nella condanna i signori omosessuali, così numerosi e potenti». […]

A bocce ferme e in attesa di saperne di più, le percentuali sono queste. Numeri che se da un lato, ovviamente, non consentono a nessuno di affermare che tutti i preti omosessuali sono pedofili, allo stesso tempo dicono però che la stragrande maggioranza dei preti pedofili sono omosessuali.