Michele Lugli
Mariella è una Memores Domini. Una sua amica le confessa: “Mio marito va con un’altra. É sicuro perchè me l’ha detto il marito dell’altra. Mio marito me lo ha confermato e mi ha detto che non riesce a lasciarla, perciò il mio matrimonio è finito.
“Perchè è finito?” domanda Mariella. L’amica risponde: “Perchè il mio matrimonio è il rapporto con mio marito; mio marito ha un’altra, quindi il mio matrimonio è finito”. Mariella contesta: “No! il tuo matrimonio è una vocazione e un sacramento. Non è semplicemente il rapporto con tuo marito ma il rapporto con Dio che ti da tuo marito. Quindi non dipende dal suo limite e dal suo errore. La sua infedeltà rende molto più drammatica e necessaria la tua fedeltà.”
Mariella continua: “Se ti dicessi che domani mi sposo che cosa mi diresti?” L’amica: “Che non è la tua vocazione”. Mariella: “Ma se io rispondessi che le mie consorelle della casa sono delle tonte tu che cosa mi diresti? L’amica: “Che tu segui questo cammino come rapporto con Cristo attraverso le consorelle della tua comunità”. Conclude Mariella: “E per te non è la stessa cosa?”.
Mariella racconta: “sono rimasta impressionata perchè questa mia giovane amica è tornata a casa e ha detto a suo marito: ascolta, io ti aspetto, se Dio mi da la forza anche tutta la vita. Tu fai quello che vuoi. Io ti proteggo con i figli in tutto. Non vuoi tornare a dormire a casa? Io gli dico che sei fuori per lavoro. Io ti chiedo solo due cose per permanere fedele e ricordarmi che è Dio colui che mi ha dato la tua persona. Alle 7 devo andare a messa e una sera alla settimana devo andare a cena a casa della Mariella. Perciò tutti i giorni per la messa e una volta alla settimana per la cena tu devi rimanere con i nostri figli. Per il resto fai quello che vuoi… Per un anno continuarono così. Questa donna è diventata umanamente un gigante. I figli non si sono resi conto di niente. Dopo un anno il marito viene a parlarmi: “devo essere impazzito. Avevo la donna più grande del mondo e sto con una puttanella” e anche lui è diventato un grande uomo perchè ha capito. Tutto si è mantenuto in piede e si è salvato per la grazia di Dio e la fede di questa donna”.
Questa donna anche se ferita non chiude la porta. Lascia il marito davanti a un bivio. Il marito deve ridecidere tutte le mattine se stare con l’amante o con la moglie. “Io ti aspetto” è come un tarlo che scava e provoca la coscienza. Se la moglie non lo avesse aspettato il marito avrebbe avuto solo una strada di fronte a se. Anche pentito non avrebbe avuto altra scelta che continuare con l’amante. Per sostenere l’attesa e permanere fedele davanti all’infedeltà del marito questa donna ha avuto bisogno di un luogo [messa e cena con la Mariella] che sostenesse la sua speranza.
Questa storia è un fatto non una legge. Ognuno si lasci provocare dalla bellezza. Se vedo il Monte Bianco posso rimanere senza parole davanti alla sua bellezza anche se non ho le forze per scalarlo. E’ la bellezza che attira e provoca il mio cuore. E’ la bellezza che mi da forza. Non è bella una famiglia che ha superato la prova senza sfasciarsi? Non è bello il perdono? Il giustizialismo di chi vuole lapidare l’adultero/a riempie veramente il cuore? O apre una ferita ancora più grande?
Anni fa mi sono innamorata di un altro. Quando lo confessai a mio marito lui mi chiese: “rimarrai con noi?” Ed io, dopo qualche attimo di silenzio, gli risposi di sì. Non mi chiese altro. Nessuna domanda su chi era quell’altro, dove l’avevo incontrato, se avessi tradito. Né allora né in seguito.
Anche a me è stata lasciata aperta la porta senza condizioni, senza né indagini né processo. Anch’io per ricostruire la mia umanità ferita dal senso di colpa, dalla contraddizione e dalla confusione ho avuto bisogno di un luogo, di alcuni amici speciali. E anch’io sono stata aspettata, in maniera silenziosa e mai ingombrante, e sono stata pienamente libera di fare i miei passi, col mio tempo.
Mio marito ha continuato ad esserci, come prima, senza scandalo per la mia fatica, per l’aridità, per la distanza, gustandosi invece, a poco a poco, la ripresa.
Alcune pietre miliari di questo lungo viaggio
La vocazione la dà Dio. Quando accade un innamoramento fuori dal matrimonio il quotidiano si sfoca e la vita sembra ad un bivio. La verità è che non c’è nessun bivio, seguire questa attrattiva fa perdere semplicemente la strada e con essa la meta, che è il rapporto profondo con Lui. Per rimanere sulla strada che Dio ha dato occorre una stima previa, una affezione, un credito, che permette di dire che Lui non può essersi sbagliato, che non può aver suscitato un desiderio per errore, per proporre una strada alternativa. Rinunciare non è per perdersi qualcosa ma per ritrovarsi. La sfida è verificare che Dio risponde ora al desiderio che ha suscitato, al desiderio di amare e essere amati.
L’inizio, quello da cui è scaturito il sì che mi ha condotta al matrimonio, è stato più un suggerimento discreto, l’intuizione di una promessa, più come un soffio, che nella tempesta può sembrare niente ma è tutto.
La fedeltà è quella di Dio, che nella strada in cui mi ha messa non mi ha fatto mai mancare la sua presenza, cercata con una sete inestinguibile, e scorta nei volti, nelle parole, nei gesti degli amici che mi hanno accompagnata.
“Nella casa uno vede nell’altro il mistero di Cristo presente come volto. Uno impara dalle stesse difficoltà del rapporto – illuminate dal giudizio della Sua presenza – a vedere nell’altro il mistero di Cristo.” (pag. 104 “Generare Tracce nella storia del mondo” L. Giussani)
Solo quando ho riconosciuto Cristo presente nel presente del rapporto con mio marito ho potuto “vedere” l’uomo che avevo accanto. Solo l’amore conosce.
Solo così sono “tornata a casa” veramente, pur se fisicamente non mi sono mai allontanata. Questo pezzo di strada mi ha fatto guadagnare la coscienza dell’avvincente fascino del quotidiano.
Questo articolo, che lessi la scorsa estate, fu illuminante per me, perché dalla separazione con mio marito, non ero ancora riuscita a rialzare lo sguardo, ancora tutto ripiegato su me stessa, a cercare solo i motivi, le colpe di quello che era successo, a guardare unicamente quello che non c’era più, oscurando completamente quello che c’era e che ci sarà sempre, il matrimonio, mio marito, la mia vocazione. Mi rendo conto che a pensarla così si scandalizza il mondo, quel mondo che vorrebbe che tu ti rifacessi una vita, ma il punto è proprio questo, ossia da che parte si vuole stare, con Lui che mi chiede di pregare per mio marito e aspettarlo come quel Padre misericordioso, o dalla parte del mondo che ti chiede di rifarti una vita?… E ‘ LA BELLEZZA CHE MI DA FORZA… Che mi dia la forza per rimanere schierata con Lui.
Trovo questo articolo molto “provocante”.
A volte basta molto meno di un tradimento / adulterio per non rimanere fedeli al proprio compagno da cui siamo uniti in modo sacro.
A volte ci sentiamo martiri nei confronti del marito/moglie: “sono sempre io che mi sacrifico, sono sempre io che sono accomodante, sono sempre io che muovo il primo passo”. Come se l’altro non avesse mai ragione, e fossimo sempre noi “a piegarci” per far andare le cose nel verso giusto.
Non dico che la si debba vedere sempre nello stesso modo, perché questo è impossibile, anzi sarebbe molto strano.
Ma un rapporto di coppia è fatto da un NOI, e da continui equilibri, che non sono mai “statici” ma sempre in continuo evolversi e in movimento. Ogni giorno è diverso dall’altro.
Sempre più spesso come del resto in tantissimi altri ambiti siamo abituati al “tutto e subito”, è la Società di oggi che ci imprime questo modo di vivere, sempre iperconnessi con tutto e tutti; vogliamo tutto senza sacrificio e senza “perdere un secondo”.
Non siamo più abituati all’ATTESA, al SACRIFICIO, al PERDONO, al COSTRUIRE. Figuriamoci se poi c’è un progetto di vita insieme a un’altra persona che non sempre la pensa come noi, e con cui dobbiamo costruire continui equilibri…
IO TI ASPETTO: il titolo è stupendo. PAZIENZA, ATTENZIONE VERSO L’ALTRO (e in una Società egocentrica non è scontata nemmeno in un rapporto di coppia), VERSO I SUI BISOGNI, VERSO I SUOI TEMPI.
Non sempre il matrimonio è facile, ma lo sappiamo dal primo giorno: Io prometto di esserti fedele sempre nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà.
Le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, a livelli diversi.
Ma se teniamo sempre presente che il matrimonio è formato da tre persone, la sposa lo sposo e Dio che li abbraccia, la coppia è invincibile, e insieme può scalare anche l’Everest.
Grazie per il momento di riflessione e approfondimento del mio rapporto di coppia a cui mi ha portato questo articolo